Gabriella Giuriato, l'artista veneziana famosa per il suo "Mondo di Sfere", torna con una mostra, nata da un'ispirazione che non l'abbandona da molto tempo, di anno in anno rielaborata in maniera più matura e complessa. Come il titolo "I fiori di Ground Zero 2001-2021" lascia intuire, la tematica di questa rassegna si lega all'apocalittico evento delle Torri Gemelle di New York, di cui l'11 settembre 2021 ricorre il 20° anniversario.
Fin dall'inizio la sensibilità della Giuriato, che ha sempre avuto come protagonista dei suoi lavori a collage la Grande Mela, con le audaci prospettive in elevazione, di grattacieli e torri (ispirate dalla silhouette dell'amato campanile di S. Marco, come ne Il crollo e la ricostruzione), è stata toccata dall'insensata tragedia di quel giorno, dalle macerie di Ground Zero, dal dolore di chi è sopravvissuto, perdendo, però, ogni ragione di vita.
Presente in tante sue opere, questa pietas profonda, questa vicinanza spirituale, unita all'indignazione, ritorna nella mostra alla Galleria d'Arte Browning di Asolo, arricchita di una speranza nuova, quella che il titolo poeticamente sottende.
Accanto alle sfere, ci sono quadri e plastici, a dimostrazione che l'artista continua una feconda ricerca di mezzi espressivi diversi, di un linguaggio sempre più consono al suo sentire.
Nelle sue opere gli svettanti grattacieli si rivelano segni distintivi delle città del XXI secolo, emblemi del nostro pianeta, della nostra civiltà. Se a rappresentare nella maniera più drammatica tali avveniristiche architetture sono le Twin Towers, icasticamente fissate nell'apocalittico evento di vent'anni fa, altre audaci silhouette percorrono, rendendolo unico e subito riconoscibile, l'appassionato lavoro della Giuriato.
Lultima sfera, realizzata per coronare la mostra di Asolo, esprime con forza la maturità artistica e la sempre più profonda partecipazione dell'autrice. Figure michelangiolesche stringono in un disperato abbraccio la torre destinata alla distruzione, sulla quale incombe la sagoma minacciosa e mortifera dell'aereo, mentre sulla superficie si sviluppano in modo potente ed espressivo le immagini dei protagonisti di quell'evento fatale, che segnò non solo la storia degli Stati Uniti, ma della nostra epoca inquieta.
L'arte riesce sempre a cogliere, trasfigurandoli con la profondità e la sensibilità che le sono proprie, l'essenza degli eventi e i momenti più strazianti della nostra storia, della storia del nostro universo. L'arte proprio per questo è sempre attuale, come il lavoro di Gabriella Giuriato ci conferma. A meno di un mese dall'anniversario di Ground Zero, infatti, dagli schermi delle Tv, dei tablet, degli Iphone, abbiamo visto terrificanti immagini di corpi in caduta libera, come quelli degli uomini, rimasti sconosciuti, lanciatisi dalle torri gemelle venti anni fa per sfuggire a una morte terribile, incontrandone una altrettanto certa. Questa volta si parla dell'Afghanistan, paese le cui vicende degli ultimi decenni sono anch'esse legate all'attentato dell'11 settembre 2001. All'aeroporto di Kabul altri uomini sconosciuti, convinti che dopo il ritorno dei talebani la morte fosse ormai inevitabile, si sono aggrappati al carrello di un aereo in un volo disperato e di cui già conoscevano l'esito, un volo verso la libertà sognata e mai raggiunta.
Immergersi nella narrazione iconografica, nella riflessione profonda ed empatica di Gabriella Giuriato, di un artista che rimanendo ancorata alla realtà, talvolta tragica, sa trasfigurarla nella bellezza, non cancellerà quelle drammatiche visioni, ma ci farà almeno sperare (e qui torniamo al titolo della mostra) che in un futuro, non si sa quanto lontano, come scrisse Fëdor Dostoevskij, "la bellezza salverà il mondo".
Claudia Sugliano