Sono tre ricerche espressive diverse quelle che si incontrano, oggi, nelle sale della galleria Browning di Asolo. Tre esperienze differenti di altrettante figure di artisti che, nel mondo dell'arte odierna, tracciano sulla tela, sulla carta, nell'argilla, il loro pensiero, il loro segno, la loro esperienza.
Vittorio Pergher, originario di Roncegno Terme, nei pressi di Borgo Valsugana, in Trentino, approfondendo fin da giovane lo studio e le potenzialità espressive e comunicative del colore e della resa figurativa del soggetto, si propone nel panorama artistico come pittore del realismo e della veridicità della visione adottando, in alcuni casi, in modo caparbio e determinato, una particolare tecnica di rimozione dell'impasto cromatico del supporto, fino ad ottenere cromie e abrasioni desiderate.
Affascinato dalla natura, soprattutto montana, Vittorio elabora e ispessisce di contenuti i suoi paesaggi entrando nella quotidianità della vita contadina, artigianale e animale.
Autore ritroso ma prolifico, Vittorio ha sempre inteso e intende tutt'oggi la pittura come un linguaggio estremamente personale e profondo per rivelare sulla tela il proprio essere, la propria creatività, la propria peculiare e cristallina visione del mondo circostante.
Le opere figurative di Vittorio, con la loro dedizione al dato reale e alla forza cromatica e luministica, lasciano il passo e dialogano con la grazia delle forme primordiali e arcaiche di Maria Grazia Staffieri.
I colori della terra, del fuoco e dell'acqua, il bianco latteo e il nero antracite sono le cromie che caratterizzano le forme pure di una ceramista - Maria Grazia - che vive e lavora a Torbole sul Garda.
Le opere ceramiche di Maria Grazia sono manufatti unici che nascono lentamente e con pazienza soprattutto tramite l'antica tecnica del colombino, assolvendo al compito di esistere nella loro forma plastica morbida e armoniosa. Maria Grazia pratica differenti tecniche di cottura, dal raku al bucchero, al pit-fire, il fumage, il naked raku fino all'uso degli ingobbi e della tecnica dell'erosione.
Sono, le opere di Maria Grazia, forme intime e raffinate di una lunga ricerca approdata negli anni a tante mostre personali e collettive; ed è proprio l'occasione di una mostra, nel 2019, nella galleria Il Transito di Arco di Trento, a presentare a Maria Grazia e ad Amina un possibile primo dialogo tra le loro espressioni artistiche.
Nella sede di Asolo, Amina Pedrinolla chiude il cerchio delle relazioni tra le opere degli artisti presenti.
Originaria di Riva del Garda e residente ad Ala di Trento, dove vive e lavora, Amina da tempo affronta un tema a lei molto caro, quello delle case, delle città, permettendole, sulla carta o sulla tavola di legno, di ricercare la forma, la compattezza della geometria, la trasfigurazione della volumetria in dettaglio bidimensionale.
Le città di Amina sono mute, le case abitate da luci soffuse, anticipando dall'esterno stanze solitarie e tempi sospesi, un silenzio ricercato nel contesto vuoto e nei colori solo suggeriti e scuri.
Al tema delle città e a quello delle figure femminili - sottili e disinvolte presenze che spesso celano il volto e l'identità coprendosi e negandosi dietro a maschere animali - il bosco, soprattutto ora, è luogo e tema di ispirazione e trasmissione del proprio io. Il silenzio, il chiaroscuro, la "vibranza" dei colori e delle luci tra gli alberi portano Amina a tratteggiare sulla carta l'assenza, il vuoto, un segno minimo naturale. Amina afferma che, del bosco, ricerca la dimensione più lieve, quella di un micro e macro mondo vivissimo che, a poco a poco entra e ingigantisce nelle sue case, negli spazi privati dell'esistenza divenendone elemento fondamentale.
Tre artisti diversi e in dialogo comunque, partendo di fatto dalla comune osservazione di una natura amata e primigenia che assicura, per chi osserva con occhio sensibile, un grande insegnamento ispirativo e profondo.